Preparate
le valigie, oggi voleremo in Giappone, nella penisola di Izu. Vi farò scoprire
la storia di due adolescenti e della loro amicizia un po' speciale, vi
racconterò Tsugumi.
"Senza
dubbio Tsugumi era una ragazza impossibile. Ho lasciato il mio tranquillo
paesino, in cui si vive di pesca e turismo, e sono venuta a Tokyo per
frequentare l'università. Anche le giornate che trascorro qui sono molto
divertenti.
Mi chiamo
Shirakawa Maria. Maria, proprio come la Madonna.
Però non
mi sento affatto una santa. Ma nonostante questo, chissà perché, quando i miei
nuovi amici parlano di me, non ce n'è uno che non dica che sono generosa, o
serena."
Questo romanzo è il ricordo di un'estate lontana trascorsa
dall'io narrante, Maria, con le cugine.
La vera protagonista di questo racconto
è però Tsugumi, cugina minore di Maria e sorella di Yoko. Tsugumi ha un pessimo
carattere, modi scorretti e gestualità maschili, è vendicativa, sleale, ingrata
e viziata, ma all'apparenza la più dolce e bella ragazza del piccolo paese di
mare in cui vive; eppure, sotto questo solido guscio di diffidenza, batte un
cuore, si nasconde un animo delicato e uno spirito libero. La giovane ha
maturato quest'ambigua personalità a causa di una malattia che la costringe ad
un'esistenza normale "a metà", vissuta con la consapevolezza di una
scarsa aspettativa di vita e di una fragilità considerevole. È proprio in
quest'estate che Maria comprende la vera natura della cugina, la quale vive una
profonda crescita interiore. La crescita di Tsugumi culmina con l'improvviso
aggravarsi delle sue condizioni avvenuto alla fine dell'estate, in cui sembra
che l'esile vita della ragazza sia agli sgoccioli. Così, Tsugumi, sicura della
triste sorte che inesorabilmente l'attende, scrive una lettera d'addio a Maria
nella quale si rassegna alla morte e rivela alla cugina tutto l'affetto che
prova e le confida quanto in realtà sia attaccata a quel semplice modo di
vivere e a quella famiglia così premurosa. In questo momento, per la prima
volta, Tsugumi cade in preda alla tristezza più profonda; tra le righe di
questa lettera trapela tutta la sua debolezza psicologica e fisica. La sua
mente torna ai bei momenti trascorsi, alle corse con l'ormai defunto cane, alle
nottate insonni fatte di chiacchiere e di passeggiate.
Il finale, molto commovente, è ricco di enfasi e di
sentimento.
Questo è
stato il romanzo che mi ha fatto scoprire l'autrice, Banana Yoshimoto, una
"pittrice", con la penna di paesaggi e di sentimenti umani.
Consiglio
questo libro a chi ama la poesia e le piccole cose, così piccole che non
sembrano possedere luce alcuna. Ma solo a uno sguardo poco attento.
Se dovessi
descrivere Tsugumi attraverso le
sensazioni che mi ha dato direi che, per quanto riguarda la vista sarebbe
sicuramente un paesaggio marino di Monet, con i suoi giochi di luce e ombre e
con il suo effetto "impressionante" al primo sguardo; se le mie
orecchie potessero parlare direbbero che il libro è il silenzio dopo un urlo
liberatorio, di quelli che ti lasciano sfinito, senza forze e senza fiato. Per
quanto riguarda l'odore, sarebbe il profumo di una nonnina anziana, che ti
accoglie sulla sua sedia a dondolo davanti al caminetto per raccontarti una
storia incantata. Al gusto ricorda il sapore di una bella birra ghiacciata
bevuta in spiaggia sotto il sole bollente, che ti rinfresca e ti disseta e ti
lascia un piccolo senza di sbandamento che ti disorienta giusto un secondo. Al
tatto, invece, è un foglio di carta vecchio e fragile, a cui bisogna prestare
molta attenzione affinché non si sbricioli e non diventi polvere.
Anche per
oggi, vi saluto e vi bacio tutti.
A presto
amici miei!
Piccola curiosità: questo romanzo, nella sua prima edizione
giapponese uscì a puntate su "Marie Claire" e solo in un secondo
tempo, nel 1989, appare in volume.
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